Nell’indagare ed estremizzare le forme musicali classiche, in questo immane ripensamento post-wagneriano in cui la sinfonia si dilata raggiungendo proporzioni a volte enormi, titanismi, ebbrezze, ironie, patetismi sarcastici e motteggiamenti popolareschi, nell’opera di Gustav Mahler (1860 – 1911) prende forma un intento al contempo romantico ed antiromantico: un ciclo di Lieder su Des Knaben Wunderhorn.
Quest’ultima è un’opera intrisa di spirito popolare: “spirito” perché romantica; “popolare”, ancora una volta, perché romantica. È una raccolta e sistemazione di poesia, filastrocche, canti popolari che Achim Von Arnim e Clemens Brentano pubblicarono nel 18061. La parabola poetica di questi due autori, soprattutto del secondo, ci porterebbe lontano dai nostri intenti. Basti constatare che la ricerca dell’identità nazional-popolare, tipica del romanticismo tedesco, si espresse anche in queste forme2. Sono canti dai temi più disparati; alcuni molti belli, altri sentimentali al limite del patetismo. Ma sempre traspira la spiritosaggine (ma sempre di “spirito” si tratta) tutta popolare.
Ebbene, dicevamo, Mahler musicò tredici di questi canti in un periodo complessivo che va dal 1892 ed il 1901; quasi un secolo dopo la prima pubblicazione dell’opera.
Il risultato è un variopinto mondo di immagini musicali e naturali; continui rimandi al Naturlaut, rulli di tamburi, cuculi che cantano, Sant’Antonio che predica ai pesci. Il tutto in uno stile che di romantico ha ormai ben poco, se non appunto una romantica nostalgia che però è, come sempre, intrisa di ironia.
E tra la composizioni di Mahler spicca senza dubbio Urlicht. Si può udire una meravigliosa tensione che sale all’invocazione iniziale della rosa rossa; il vibrare ed il quasi stridere degli archi che sottolineano Not e Pein, il bisogno e la pena ed infine la speranza, l’armoniosa sicurezza mista ad ansia e lo slancio e la quiete finale per il ritorno al grembo divino!Tale meraviglioso brano, reso ancora più sorprendente dalla musica, non è però compreso nell’edizione italiana che ho citato. Vediamone il testo in tedesco e una traduzione in italiano.
Urlicht
O Röschen rot,
Der Mensch liegt in größter Not,
Der Mensch liegt in größter Pein,
Je lieber möcht’ ich im Himmel sein.
Da kam ich auf einen breiten Weg,
Da kam ein Engelein und wollt’ mich abweisen,
Ach nein, ich ließ mich nicht abweisen,
Ich bin von Gott und will wieder zu Gott,
Der liebe Gott wird mir ein Lichtchen geben,
Wird leuchten mir bis an das ewig selig’ Leben![O rosellina rossa,
l’uomo giace nel più grande bisogno,
l’uomo giace nella più grande pena,
ah di quanto amerei essere in cielo!
Allora camminavo in un largo sentiero,
allora un angelo veniva e mi voleva abbandonare,
ah, no!, non mi lascerò abbandonare!
I vengo da Dio ed a Dio voglio ritornare.
L’amato Dio mi darà la Luce,
mi illuminerà fino a un’eterna, beata vita!]
Per l’ascolto, consiglio G. Mahler, Des Knaben Wunderhorn, Anne Sofie von Otter: Mezzosoprano, Thomas Quastoff: Baritono, Berliner Philarmoniker diretta da Claudio Abbado, Deutsche Grammophon GmbH, Hamburg 19993.
Note
1. Un’edizione antologica ma abbondante (50 componimenti) è stata cura in Italia da M. Cavalli e D. Del Corno: A. Von Arnim – C. Brentano, Il corno magico del fanciullo, Bur, Milano 1999; testo tedesco a fronte. Tra l’altro, le note danno conto anche dei tanti compositori che hanno musicato questo o quel brano.
2. Tentativo non rimasto certo isolato. Basti pensare a Niccolò Tommaseo che nel 1841 pubblicò una raccolta di Canti popolari toscani, corsi, illirici e greci.
3. A mio avviso, l’unico difetto di questa esecuzione è la scelta di Abbado di far cantare tutti i Lieder o solo al baritono o solo al mezzosoprano; cosicché, a seconda della composizione avremo il mezzosoprano che canta anche le parti maschili o il baritono che canta anche le parti femminili. Invece, alternando le voci, per esempio nei dialoghi, si sarebbe potuto ottenere, a mio modesto avviso, un risultato ancora migliore.