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Pax

«Contraddizione e paradosso sono dispositivi diversamente congegnati: la contraddizione risolve gli opposti in unità provvisorie, il paradosso li lascia coesistere senza conflitto, cioè pacificamente. La prima è un fattore di movimento, il secondo di stasi. Inerzia e atrofia contrassegnano in definitiva lo statuto della certezza: non tanto perché essa non aspiri alla verità, ma perché il suo sviluppo, come si diceva, è ‘solo’ apparente. Ci sono dunque due criteri di sviluppo: uno reale, l’altro apparente. Il lavoro della dialettica si incarica di unificarli sotto le specie del vero e del falso.

La scabra conclusione hegeliana: «[…] il singolo sa il puro Questo, o sia la singola cosa [Der Einzelne weiß reines Dieses, oder das Einzelne]» (G.W.F. Hegel, Phänomenologie des Geistes, a cura di H.F. Wessels e H. Clairmont, Amburgo 1988, p. 70), è ben nota al lettore della Fenomenologia dello spirito. Il singolo sa la singolarità: Der Einzelne weiß das Einzelne. Sostiamo per qualche istante su questa parafrasi del testo. Der Einzelne, das Einzelne. Il sostantivo rimane lo stesso, ma i due articoli, differenziandosi, registrano il cambiamento di genere. L’articolazione sensibile dei generi o, se piace meglio, il processo di differenziazione dell’unità logica del genere, introduce un altro elemento nel plesso della certezza — lo chiameremo l’elemento politico. L’atto che disarticola il genere e riarticola i generi è l’atto politico ricondotto alla sua essenza. Ne discende la semplice impossibilità di istruire una politica dell’unità. La logica della verità non ha punti di contatto con la logica politica della certezza. Spetta all’articolazione sensibile dei generi il compito di spezzare l’involucro astratto dell’unità logica. Tale compito è politico. Tosto che si instaura la visione politica, si apre, nel fatto, il regno della molteplicità. Questo significa che ogni politica è costitutivamente ‘democratica’ ovvero ‘greca’. L’essere, infatti, si dice in molti modi.

[…]

Anche la certezza è salva dalla verità: grazie al suo statuto infernale, grazie alla costituzione aidetica non riconducibile al modello eidetico o veritativo. Il plesso mitico della certezza si ricompone in un lampo: Ἅιδης, dice il poeta, è un «serbatoio di immagini» (F.G. Jünger, Griechische Mythen [1947], Francoforte s.M. 1994, p. 143). Come energia produttrice di immagini, la certezza circoscrive un mondo parallelo (l’altro mondo) rispetto a quello della verità e della produzione dei concetti. La certezza è dei morti, della morte; mentre la vita è segnata dalla successione delle verità che scandiscono storicamente la prassi del potere. Sappiamo però che tra politica e potere, come tra teoria e prassi, insiste, salvifico, il chorismos».

G. Raciti – Wende mich nicht um («Vita pensata», anno I, n. 2, agosto 2010, pp. 18-24).