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Dal cervello allo schermo

Numerosi esperimenti condotti negli Stati Uniti hanno provato la possibilità scientifica (e la Hitachi, di pari passo, quella tecnologica) di connettere il pensiero del movimento ad uno spostamento del cursore di un puntatore (come è possibile con un mouse) sullo schermo di un computer. I campi d’applicazione sono in prima istanza quello medico, per i soggetti affetti da malattie o menomazioni degli arti o della capacità di linguaggio. Il sistema è stato sviluppato dalla BrainGate ed è strabiliante vederne le prime applicazioni.



Il progetto ha alle spalle più di un decennio. Così scrive Roberto Marchesini in Post-human. Verso nuovi modelli di esistenza (Torino 2002, pp. 453-454):

Dall’inizio del 1998 un’équipe guidata da Philip Kennedy, neurologo alla Emory University di Atlanta, sta conducendo un esperimento su un volontario colpito da ictus cerebrale che pur lasciando integre le funzioni sensoriali lo ha privato della capacità di muoversi e parlare. Al paziente è stato impiantato nella corteccia motoria un apparecchio elettronico in grado di registrare i segnali elettroencefalici e di inviarli a un computer, in modo tale da mettere in comunicazione elettromagnetica cervello e computer. L’uomo doveva concentrarsi come se intendesse muovere le mani o il viso o formulare una frase in modo tale da mettere in moto la propria attività mentale, imparando poi a controllarla attraverso il feedback delle immagini che riceveva sul monitor. In tal modo attraverso continui esercizi il paziente ha cominciato a stabilire con il computer una sempre maggiore proprietà di interfaccia, arrivando a muovere o fermare particolari cursori a secondo dello stato di attivazione mentale. Per fermare il cursore su un’icona il soggetto ha semplicemente imparato ad allentare la concentrazione, e dopo alcune settimane si è giunti a una tale proprietà di dialogo tra computer e mente che il paziente dichiarava di non aver più bisogno di pensare di muovere una parte del proprio corpo per interagire con il cursore. In breve l’uomo è arrivato a compiere operazioni di tutto rilievo come accendere e spegnere la luce, comporre frasi e rispondere a domande, dialogare con particolari software. L’obiettivo dichiarato è quello di raggiungere una capacità di dialogo così perfetta da poter navigare in Internet con la sola forza del pensiero.

Il primo paziente curato con questo sistema è stato M. Nagle (v. Mind control su Wired).