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«Gemeinsam essen» (ripresa)

Che a tavola si dovrebbe conversare di filosofia l’abbiamo detto. È vero anche, però, che proprio a tavola si può – basta volerlo – decidere di interrompere la connessione dei pensieri: basta accendere il televisore e sintonizzarsi sul canale ‘sbagliato’, che per l’occasione è invece perfetto.

Tuttavia, l’esperimento può giovare a qualcos’altro: una discussione accidentale su quale debba essere eletto il canale davvero ‘giusto’, sarebbe a dire – il peggiore. Prendiamo, accidentalmente (e mi scuso per l’accidente), due programmi prandiali di due canali ‘per giovani’: Uomini e donne (Canale 5) e I Griffin (Italia 1). La discussione su quale sia il peggiore, in effetti, a ben guardare, pare portare ad una conclusione: a chi piace l’uno non piace l’altro.

È un approdo fondamentale, ma perché è così? Molto semplicemente, perché si tratta di due volgarità specularmente opposte. Sono ‘volgari’ perché il loro spettatore modello è il volgo o, meglio – la persona volgare; ma la volgarità delle persone è di due tipi: 1. la «volgarità gratuita», quella per la quale non s’è speso un momento, un sacrificio, un impegno o persino, in fin dei conti, neanche una lira, quella assunta senza particolari richieste, senza domande, quella che si è presa giusto perché la regalavano per strada o, per l’appunto, in televisione; 2. la «volgarità pagata cara», quella che si è faticato per averne un po’ e di buona qualità (e lo è proprio quando s’è faticato duramente per averla – questo è in genere il ‘pregio’ di una cosa), quella che non si trova in giro ma spesso in buoni libri o dentro buone (spesso anche “brave”) persone, che è costata tempo e denaro, quella per cui s’è esercitata la virtù delle virtù – la pazienza. E la pazienza, soprattutto oggi, non la trovi propriamente in giro – ecco. Queste due volgarità sono, si capisce, opposte in modo speculare – cioè se messe allo specchio combaciano perfettamente, se non fosse che è tutto al contrario (non perché si scambiano il sotto col sopra, ma la destra con la sinistra). E se il primo programma punta diretto alla prima volgarità, cioè a quelle persone che la volgarità l’apprendono proprio mentre lo guardano (o riconoscono la propria in esso), il secondo punta tutto invece sulla capacità di riconoscere la volgarità per riderne – e questa è la fatica che si dura nell’essere volgari davvero: farsi un baffo (una risata) del volgo è la volgarità più piena, la volgarità cólta.

Ora, la volgarità di questi programmi è assodata – è, come si suol dire  nel gergo cólto, «pacifica». Ma la pacificità di questo concetto sta forse nel non avere scontri interni? Assolutamente – no. Sta al contrario nell’averli in sé eppure tenerli come propri ‘momenti’ e cioè averli superati e conservati al tempo stesso. Hegel giunge in nostro soccorso, è ovvio. Dove sta, perciò, il superamento di queste volgarità? Anche questo è presto detto: nel fatto che sia il primo programma che il secondo sono proposte di e da Mediaset, la stessa “rete” televisiva. Che essa contenga – riesca a contenere – in sé la contraddizione del volgo – oggi detto ‘pubblico’ (e, cosa peggiore, tutto ciò che è ‘pubblico’ sta già oggi solo per ‘volgare’) – perché è davvero una rete che imbriglia tutti i pesci del mare? Assolutamente – no. Piuttosto, è una rete che i pesci li imbroglia. Si scambierebbe, cioè, Hegel con un sofista. Il superamento delle contraddizioni non è il loro mascheramento prezzolato, il loro pecuniario scambio illusivo – una rete che soffoca i pesci mentre li pesca; il vero superamento delle contraddizioni le conserva – se ne prende Cura. “Accogliere in sé l’altro”, come sembrerebbe fare Mediaset, è solo una mossa imprenditoriale – diciamo insieme, non a caso: ‘sofisticata’ – e non è, come intende invece Hegel, riuscire a mantenersi due pur essendo in tre, o (è lo stesso): essere uno ed essere due al tempo stesso. L’unificazione – il simbolo della pace – non può essere scambiato per la massificazione – il simbolo della guerra e della violenza. La violenza, lo diceva già in qualche modo Tarantino, sparisce quanto più si sublima nella finzione – nella fiction. Se si mischia tutto, come si fa oggi, è perché «la sofistica conquista il potere», come disse Heidegger in occasione del suo corso friburghese del 1930-31 sulla Fenomenologia di Hegel. Continuava così: «La filosofia diventa una pratica imprenditoriale – stato diabolico, questo, di cui oggi cadono vittime le già esigue giovani forze scientifiche nel loro periodo più fecondo» (trad. it. pag. 61). E il diavolo, è cosa nota, è solito apparire in vari format – e per lui il warholiano quarto d’ora di notorietà è fin troppo.