Thomas S. Eliot: «The Rock»

Propongo qui una versione – divergente rispetto alla traduzione italiana in T. S. Eliot, Opere 1904-1993, a cura di R. Sanesi, Milano 1992, pp. 1229 sgg. – della Stanza d’apertura dei cori de La Roccia (The Opening Stanza from Choruses “The Rock”).

L’Aquila spicca il volo dalla cima del Cielo,
Il Cacciatore coi suoi cani reitera il suo circolo.
O rivoluzione perpetua delle fisse stelle,
O ricorrere perpetuo delle stesse stagioni,
O mondo del fiorire e del cadere, nascere e morire
Il circolo senza posa dell’idea-azione,
Sempre a inventare, sempre a sperimentare,
Ci consente di conoscere il moto, non la stasi;
Di saper parlare, ma non tacere;
Di conoscere le parole, ma ignorando l’Espressione.
Tutto quello che abbiamo imparato ci fa ignoranti,
Tutto quello che ancora non sappiamo ci fa morti,
Più vicini alla morte e non più vicini al dio.
Che ne è della Vita perduta vivendo?
Che ne è del senno perduto sapendo?
Che ne è del sapere perduto comunicando?
Venti secoli di cicli del Cielo
Ci allontanano dal dio e ci accostano alla Cenere.

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