«Reality» di Peter Kingsley

[Parmenide] è sceso nell’oltretomba ed ha incontrato la Dea che lo mette di fronte a una strada biforcata. Egli si trova di fronte ad una scelta su quale strada seguire – se il sentiero che conduce all’essere o l’altro sentiero che svia all’annichilazione e non-esistenza. Questa visione di una strada biforcata nell’oltretomba, di un luogo dove due sentieri si incontrano, sarà stata molto familiare ai suoi ascoltatori. Perché tradizionalmente, e specialmente alle genti del sud Italia, l’oltretomba era noto come il luogo dove giungiamo a un grande bivio: a un trihodos o “tre-vie” dove ci attendono decisioni fatidiche tra la vita e la morte, tra un’esistenza perenne o una completa non-esistenza.
Allora, gradualmente, abilmente, egli evoca l’immagine di noi umani come bloccati in questo luogo dove la strada si divide – incapaci di decidere tra i due sentieri, incapaci perfino di vedere cosa implica la scelta, tremando nello spazio nel mezzo.
Cosa questo significhi è qualcosa che abbiamo bisogno di comprendere molto chiaramente. Noi umani siamo già nell’oltretomba. Noi siamo già morti.
Potrebbe sembrare stupefacente che Parmenide abbia lasciato i suoi compagni umani solo per trovarsi di fronte a loro di nuovo appena giunto nell’oltretomba. Ma questa è semplicemente la natura del viaggio d’iniziazione.
L’iniziazione non è mai ciò che sembra. Se fosse così, non sarebbe iniziazione. Il viaggio d’iniziazione non è mai solo una questione di spostarsi da un luogo fisico ad un altro. Alla fine, c’è sempre la comprensione che il punto di arrivo è lo stesso del punto di partenza.
Il viaggio d’iniziazione conduce “ben lontano dalle vie battute dagli umani”, in ciò che a volte può sembrare oscurità e isolamento intollerabili. Ma il viaggio alla fine ci riporta indietro esattamente a dove abbiamo cominciato. Non si trova nulla di nuovo che non era già presente fin dal principio. Non è una questione di lasciarsi alle spalle qualche luogo fisico: la sola cosa che ci lasciamo dietro sono i nostri vecchi termini di riferimento, ogni idea che abbiamo circa noi stessi.
C’erano altre persone – particolarmente nel sud Italia, e in circoli collegati molto strettamente con Parmenide – che dicevano che noi siamo già morti, già nell’oltretomba. […]
Il viaggio nell’oltretomba ci abbisogna per realizzare che siamo già morti, per incontrare in piena coscienza la verità su come siamo. […]
Ognuno che vediamo o conosciamo è un fantasma. Siamo tutti morti. Non c’è niente di cui aver paura perché le nostre peggiori paure si sono già realizzate.
La totalità della nostra complicata, intricata esistenza è solo un limbo senza fine: un passo falso, un piede messo male, un movimento elusivo avanti e indietro nel mondo dei morti.

P. Kingsley, Reality, The golden Sufi center, Inverness – California 2003, pagg. 102-104. Segnalo due mie recensioni di due libri di Peter Kingsley: «Nei luoghi oscuri della saggezza» e «Misteri e magia nella filosofia antica»; e una parziale traduzione di Giuseppe Raciti di Reality.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.